Quando si parla di camminare, quando si parla di viaggio a piedi, solitamente, si tira in ballo Thoreau. Tuttavia non si può non fare un salto all'indietro, di quasi un secolo, e guardare a Rousseau.
"Ciò che rimpiango maggiormente, per i particolari della mia vita di cui ho perso il ricordo, si è di non aver tenuto un diario dei miei viaggi. Non ho mai pensato tanto, tanto vissuto, tanto sentito di esistere, non sono mai stato tanto me stesso, come in quelli che ho compiuto solo e a piedi. La marcia ha qualcosa che mi anima e ravviva le idee: sono quasi incapace di pensare quando sto fermo, e bisogna che il mio corpo si scuota affinchè lo spirito gli si accompagni".
"...le mie passeggiate solitarie e le fantasticherie che le riempiono quando lascio la testa assolutamente libera e le idee seguire la loro via spontanea senza resistenze nè inciampi. Queste ore di solitudine e di meditazione sono le sole della giornata in cui sia pienamente io, per me stesso, senza diversioni nè ostacoli, e in cui possa realmente dire di essere come la natura ha voluto".
Le fantasticherie di un passeggiatore solitario, Jean Jacques Rousseau, Bur, 1979
Prima edizione francese, 1782 in due volumi con "Le Confessioni"
Les confessions de J.J. Rousseau, suivies des reveries du promeneur solitaire. Pubblicazione
A Geneve, 1782 - 2 volumi ; 8º